Aldo Salucci

” Carpe Diem ” |  2025

Nell’era dell’intelligenza artificiale, l’arte contemporanea si oppone all’omologazione, risvegliando memoria, creatività e spiritualità.  Le opere che fondono pittura e fotografia, come le carpe bloccate nell’immagine ma vive nell’immaginazione, trasformano il visibile in un invito al pensiero.
L’arte riafferma l’immaginazione come resistenza e libertà, contrastando la delega del pensiero alle macchine.  Simboli universali come la carpa evocano resilienza e trasformazione, ispirandosi alla leggenda cinese della carpa che diventa dragone, metafora di forza e superamento delle avversità.
In questo contesto, l’artista diventa custode di memoria e guida verso nuovi orizzonti, ricollegando passato, presente e futuro. L’arte, contro l’appiattimento tecnologico, si fa gesto rivoluzionario, riaffermando l’immaginazione come strumento per riscrivere la realtà e riscoprire la nostra umanità.

Carpe Diem I, 2025

Acrilico su Fine Art stampata su carta di cotone, 110×161 cm, unica

Carpe Diem II, 2025

Acrilico su Fine Art stampata su carta di cotone, 110×161 cm, unica

” ON THE NATURE OF THINGS ”  |  2021 – On going

Le opere del ciclo intitolato “On the Nature of Things”, ipotizzano magistralmente uno scenario autonomo e futuribile. Si tratta di un avvenire possibile, che, in quanto tale, può già essere presente in luoghi reconditi e dimenticati, in cui la presenza dell’uomo è solo citata ma ormai passata, nel quale la natura si riappropria dei suoi spazi, confermando in tal modo la sua posizione di protagonista indiscussa della realtà̀ nella sua totalità̀. 
 
La dialettica risultante da questi possibili scenari è tutt’altro che scontata e le scenografiche immagini regalateci da Salucci risultano vacillanti. Quel che ne consegue è un connubio esteticamente armonico e incongruente, creato dalla connivenza tra vividi elementi naturali che si insinuano negli anfratti di atavici luoghi semi-dimenticati col fine di scaturire una sensazione in bilico tra inerenza e disorientamento, rassicurazione e conturbamento, nostalgia e pienezza e che, a loro volta, suggeriscono all’unisono una rimessa in discussione degli scenari antropizzati precostituiti.

Summer Taste, 2024

Fotografia Digitale su CromaLuxe, 110×138 cm, ED. 5

Mirage, 2024

Fotografia Digitale su CromaLuxe, 110×139 cm, ED. 5

Hidden Doors, 2024

Fotografia Digitale su CromaLuxe, 110×146 cm, ED. 5

The choice, 2023

Acrilico su serigrafia stampata su carta di cotone, pezzo unico, 107 x 142 cm

Oriental purple, 2023

Fotografia Digitale su CromaLuxe, 110×146 cm, ED. 5

The wheat of love, 2022

Fotografia Digitale su CromaLuxe, 110 x 110 cm, ED. 5

Life on earth, 2022

Fotografia Digitale su CromaLuxe, 97 x 120 cm, ED. 5

Wisteria stairs, 2022

Fotografia Digitale su CromaLuxe, 90 x 120 cm, ED. 5

Imperfect blue, 2022

Fotografia Digitale su CromaLuxe, 95 x 120 cm, ED. 5

Over the blue, 2022

Fotografia Digitale su CromaLuxe, 95 x 120 cm, ED. 5

Les coquelicots bleus, 2022

Acrilico su serigrafia stampata su carta di cotone, pezzo unico, 88 x 111 cm

Blue drape, 2022

Acrilico su serigrafia stampata su carta di cotone, pezzo unico, 76 x 109 cm

Versace on top, 2022

Acrilico su serigrafia stampata su carta di cotone, pezzo unico, 84 x 111 cm

Wrong perception, 2022

Acrilico su serigrafia stampata su carta di cotone, pezzo unico, 109 x 76 cm

Summer is back, 2021

Fotografia digitale su CromaLuxe, 92 x 100 cm, ED 5

Flowers on purple carpet, 2021

Fotografia digitale su CromaLuxe, 87 x 120 cm, ED 5

Les coquelicots bleus, 2021

Fotografia digitale su CromaLuxe, 95 x 120 cm, ED 5

Les coquelicots, 2021

Fotografia digitale su CromaLuxe, 82 x 120 cm, ED 5

Blue drape, 2021

Fotografia digitale su CromaLuxe, 82,8 x 120 cm, ED 5

Cactus in ballroom, 2021

Fotografia digitale su CromaLuxe, 110 x 110 cm, ED 5

The tiger and the sunflowers, 2021

Fotografia digitale su CromaLuxe, 110 x 110 cm, ED 5

Versace on top, 2021

Fotografia digitale su CromaLuxe, 91 x 110 cm, ED 5

Wrong perception, 2021

Fotografia digitale su CromaLuxe, 120 x 82,5 cm, ED 5

Evergreen, 2021

Fotografia digitale su CromaLuxe, 81,5 x 120 cm, ED 5

The temple, 2021

Fotografia digitale su CromaLuxe, 82 x 120 cm, ED 5

Wild is the grass, 2021

Fotografia digitale su CromaLuxe, 80 x 120 cm, ED 5

” Corpi in attesa”   |  2024

Aldo Salucci pone l’attenzione sulla diversità di ogni essere umano con le sue fragilità e probabili ferite. L’artista esorta a guardare al futuro con speranza, a non stigmatizzare ogni tormento e a non farsi sopraffare dalle difficoltà che si incontrano durante l’esistenza. Un invito ad accettare tutti i traumi e a concepirli come punti di forza ed elementi caratterizzanti.
Le opere, che ad un primo sguardo ricordano delle foto satellitari di paesaggi terrestri, rappresentano invece delle cellule umane viste al microscopio. Nelle opere troviamo delle “ferite” che l’artista ricuce intervenendo con della polvere d’oro ispirandosi alla tecnica giapponese del kintsugi o kintsukuroi (“riparare con l’oro”). Questa pratica nasce infatti dall’idea che dall’imperfezione e dalle ferite possa nascere una forma maggiore di perfezione estetica e interiore.
“Ed è proprio raccogliendo tutti quei frammenti di testimonianze del nostro passato, tra prove superate e altre mancate, nel tentativo di rimetterli armonicamente insieme, possiamo comprendere che solo quando ci lussiamo possiamo scoprire esattamente come e di cosa siamo fatti realmente”.

Corpi in attesa XI, 2024

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 178 x 102 cm

Corpi in attesa VII, 2024

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 178 x 102 cm

Corpi in attesa X, 2024

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 178 x 102 cm

Corpi in attesa IX, 2024

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 178 x 102 cm

Corpi in attesa VIII, 2024

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 178 x 102 cm

Corpi in attesa XII, 2024

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 178 x 102 cm

Corpi in attesa XIV, 2024

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 112 x 195 cm

Corpi in attesa XIII, 2024

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 168 x 96 cm

Corpi in attesa IV, 2024

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 168 x 96 cm

Corpi in attesa II, 2023

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 168 x 96 cm

Corpi in attesa XIV, 2024

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 112 x 195 cm

Corpi in attesa VI, 2024

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 195 x 112 cm

Corpi in attesa V, 2023

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 198 x 112 cm

Corpi in attesa I, 2023

Acrilico su stampa Fine Art su carta di cotone, pezzo unico, 198 x 112 cm
Biography
Nato a Roma, attualmente vive e lavora nella città di Milano. Si appassiona al disegno e alla sperimentazione dell’uso dei colori fin dall’infanzia. Resta affascinato dal potere della fotografia e dal lavoro di post-produzione digitale eseguito con meticolosa precisione. Ciò gli permette di creare un nuovo forte mezzo di comunicazione che risulta spontaneo e libero da ogni regola. Realizza le sue  opere in CromaLuxe e con una tecnica mista di fotografia e colori acrilici.  Tra le mostre personali si ricorda: Corpi in atesa, A.MORE gallery, Milano (2024); On the nature of things, A.MORE gallery, Milano (2021); Dystopia, Galleria Statuto 13, Milano (2018); Mud, Galleria Statuto 13, Milano (2017); Aquaticus, Galleria Statuto 13, Milano (2016). Ha inoltre partecipato a diverse Fiere d’arte tra cui: Art Verona (2021), SWAB (2021), Wopart (2022), Investec Cape Town (2022),  MIA Photo Fair (2024, 2022, 2021 e 2019), The Others (2024, 2023), The Phair (2024) e The London Art Fair (2025). Nel 2017 ha esposto il suo lavoro a Teheran su invito dell’Iranian Artist Forum sotto l’egida dell’Ambasciata Italiana; nel 2021 collabora con “Il sole 24h” per realizzare un NFT come omaggio per i lettori; nel 2023 ha creato un NFT per il programma di fidelizzazione dei clienti di Renault Italia; mentre nel 2024 è stato finalista al Premio Arte Laguna Venezia.

"Corpi in attesa" | 7.3 - 31.5.2024

Aldo Salucci – “Corpi in attesa”

PRESS RELEASE

A.MORE gallery è lieta di presentare la mostra personale “Corpi in  attesa” di Aldo Salucci a cura di Domenico de Chirico.

TESTO CRITICO

«Le cose sacre non devono essere insegnate che alle persone pure; è un sacrilegio comunicarle ai profani prima di averli iniziati ai misteri della scienza.»

(Prolegomeni-Ippocrate, cit. in René Lachaud, op. cit., pag. 70.)

 

Avendo come punto di partenza la biologia e l’anatomia umana, le opere ardimentose del nuovo ciclo di fotografie dell’artista romano, meneghino d’adozione, Aldo Salucci, intitolato “Corpi in attesa”, si presentano come fortemente epistemologiche. Queste, si prefiggono l’obiettivo di sviscerare un universo infinito e articolato fatto sia di rimandi sia di sensi, le cui venature si compongono, a loro volta, di un groviglio di attese e di speranze, di traumi e di dolori, di vivaci relazioni interpersonali in antitesi con stati di profonda solitudine e patimento.

Questo nuovo impulso sconquassa visceralmente la dialettica portata avanti da Salucci in cui, ancora una volta, i colori vividi, stranianti e intensi pongono l’accento sull’onnipresente e strabordante impulso della natura che sovente imperversa in tutta la sua trepidante imponderabilità. Ciò che ne consegue è il tentativo di elaborare un’arte autentica, quella che i greci chiamavano téchnē, qui da intendersi nel senso di “perizia”, la quale genera una serie di immagini che sopraggiungono ai nostri occhi presentandosi come fortemente dogmatiche eppur indistinguibili. Si tratta di un ciclo piuttosto corposo di fotografie, realizzate mediante l’utilizzo del microscopio elettronico, che vociferano di dilanianti neoplasie, nella cui metodologia, al fine di evidenziarne la parte malata, quella straziata dalle cellule tumorali, egli utilizza materiali e reagenti chimici particolarmente colorati. Assecondando una personalissima visione olistica, Salucci, così facendo, non intende valorizzare esteticamente qualcosa che è chiaramente fonte di dolore prostrante bensì di ritrarlo esattamente così com’è e più da vicino, in un moto perpetuo che lo analizza dento e fuori, nei pieni e nei vuoti, attraversandolo in tutta la sua fisionomia sia corporea sia trascendentale. Tutte queste ferite e lacerazioni, incontrollabili, repentine e profonde, talvolta irreversibili, vengono amabilmente ricucite a mano da Aldo Salucci, il quale interviene dipingendo sulla fotografia stessa mediante l’utilizzo della tecnica giapponese cosiddetta del kintsugi o kintsukuroi, letteralmente “riparare con l’oro”, considerando quel presupposto secondo cui l’azione di impreziosire con la polvere d’oro ciò che è infranto, accentua sovente la bellezza, rendendo ogni fragilità un punto di ineccepibile forza. Ciò costituisce un’imperante esortazione dapprima ad accettare tutti i nostri traumi per poi concepirli come punti di forza, considerandoli come ulteriori elementi caratterizzanti del nostro essere unici nel mondo. Ed è proprio raccogliendo tutti quei frammenti di testimonianze del nostro passato, tra prove superate e altre mancate, nel tentativo di rimetterli armonicamente insieme, possiamo comprendere che solo quando ci lussiamo possiamo scoprire esattamente come e di cosa siamo fatti realmente.

E, dunque, rifacendosi al motto del Positivismo, quello ideato dal filosofo francese Auguste Comte nel 1852, ovvero: «l’amore per principio, l’ordine per fondamento, il progresso per fine» e prefiggendosi l’obiettivo di stigmatizzare ogni fonte di profondo dolore, Salucci, mediante questa nuova serie di lavori, ricorre coraggiosamente ai fatti, alla sperimentazione, alla prova della realtà, uscendo dai discorsi speculativi e dalla ricerca dell’assoluto, accettando i limiti ingeniti della ragione e, quindi, della relatività della conoscenza, affidandosi alla capacità dell’uomo di controllare i fatti, nel tentativo di indirizzarli verso nuovi e sempre più sorprendenti orizzonti, seppur, in questo caso, impregnati di una brulicante e oltremodo dolente inesorabilità. Salucci ci suggerisce di penetrare nel dolore e di leggerlo in tutta la sua disumanizzante autorità, considerandolo come, per dirla con la grande e tormentata poetessa Alda Merini, una «mancanza netta di orizzonti», «senza domani» che categoricamente «chiude le labbra», il quale, dirompendo furiosamente, elargisce spaventi che interrompono il fiato con pusillanime tracotanza. Per di più, bisogna imparare a chiamare le cose con il loro nome così da non alimentare la paura della cosa stessa. Sulla base di tali presupposti, mediante uno stile semplice, vivace, immediato e ondoso, in cui le brillanti sfumature cromatiche imperversano liberamente, Aldo Salucci ci richiama alla non procrastinabile importanza della rinascita, successiva solo all’accettazione, dando, così, vita ad una nuova epoca dell’umanità, quella che egli stesso chiama “epoca d’oro”, sintomatica di una profonda e prospera rifioritura che instancabilmente si autorigenera, germogliando dalle sue più oscure ma sempre feconde ceneri. Ed è solo così che lo spirito, altissimo e inviolabile, può continuare a risplendere imperturbabile, avvolto dalle sue insostituibili e luminosissime tonalità auree. E come diceva Gabriele D’Annunzio nel suo romanzo “L’Innocente”: «No, no. Respira. Finché c’è fiato, c’è speranza. Coraggio! E introduceva tra le labbra livide del morente un cucchiaino d’etere».

 

Alda Merini | “Ieri ho sofferto il dolore”  –  da “La terra santa”, 1984

Ieri ho sofferto il dolore,
non sapevo che avesse una faccia sanguigna, le labbra di metallo dure,
una mancanza netta d’orizzonti.
Il dolore è senza domani,
è un muso di cavallo che blocca
i garretti possenti,
ma ieri sono caduta in basso,
le mie labbra si sono chiuse
e lo spavento è entrato nel mio petto
con un sibilo fondo
e le fontane hanno cessato di fiorire,
la loro tenera acqua
era soltanto un mare di dolore
in cui naufragavo dormendo,
ma anche allora avevo paura
degli angeli eterni.
Ma se sono così dolci e costanti,
perché l’immobilità mi fa terrore?

"On the Nature of Things" | 29.9 - 20.12.2021

Aldo Salucci – “On the Nature of Things”

PRESS RELEASE

A.MORE gallery è lieta di presentare la mostra personale “On the Nature of Things” di Aldo Salucci a cura di Domenico de Chirico.

Le opere del nuovo ciclo di fotografie del romano, meneghino d’adozione, Aldo Salucci, intitolato “On the Nature of Things”, ipotizzano magistralmente uno scenario autonomo e futuribile. Si tratta di un avvenire possibile, che, in quanto tale, può già essersi appropriato nel presente di luoghi reconditi e dimenticati, in cui la presenza dell’uomo è solo citata ma ormai passata, nel quale la natura si riappropria dei suoi spazi, confermando in tal modo la sua posizione di protagonista indiscussa della realtà̀ nella sua totalità̀. La dialettica risultante da questi possibili scenari è tutt’altro che scontata e le scenografiche immagini regalateci da Salucci risultano vacillanti.

Ciò̀ che infatti sembra essere al centro della questione è la rivendicazione della natura come creatrice anche e persino dell’azione umana, essa, infatti, assecondando i suoi tempi e le sue necessità, prende, toglie e si riprende ciò che da sempre le appartiene. Quel che ne consegue è un connubio esteticamente armonico e incongruente, creato dalla connivenza tra vividi elementi naturali che si insinuano negli anfratti di atavici luoghi semi-dimenticati col fine di scaturire una sensazione in bilico tra inerenza e disorientamento, rassicurazione e conturbamento, nostalgia e pienezza e che, a loro volta, suggeriscono all’unisono una rimessa in discussione degli scenari antropizzati precostituiti.

“On the Nature of Things”, poema lucreziano da cui il titolo di questa nuova serie fotografica, altrimenti conosciuto come il “De rerum natura”, si fa portavoce delle teorie epicuree riguardo alla realtà̀ della natura retta inconfutabilmente da un “ordine naturale” delle cose, in un universo dal sapore atomistico, materialistico e meccanicistico. Tale assunzione scuote profondamente la dialettica portata avanti da Salucci in cui i colori, stranianti e viscerali, pongono l’accento sull’onnipresente e arcaico impulso della natura di prendere il sopravvento su ciò̀ che essa stessa da sempre sostiene, la dialettica impregna anche il tempo in quanto l’aspetto cronologico antropico viene vanificato, la natura risponde alle sue logiche interne e, così facendo, ingloba, con un fare quasi teatrale che richiama le vivide cromie ancestrali delle tragedie antiche, ciò̀ che è stato poiché ciò che era non può esimersi dal rispettare le medesime leggi e dunque adeguarsi ad esse. L’atarassia, ultimo stadio del processo di accrescimento dell’uomo promulgato da Lucrezio, fa rima con una saggezza tutta contemporanea, un richiamo alla responsabilità personale, una esortazione al genere umano affinché prenda coscienza della realtà vigente e acquisti una consapevolezza profonda del nostro appartenere immanentemente e intrinsecamente a questo mondo.