Pietro Campagnoli

Chair, 2023

PVC, 80x50x40 cm

Senza titolo, 2023

PVC e legno, 50x70x10 cm
Biography
Pietro Campagnoli (1994, Torino)

 

Nato a Torino nel 1994, dove vive e lavora. Studia Nuove Tecnologie all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e, sempre nella stessa città, frequenta il primo anno al corso Graphic Design dello IED (Istituto Europeo di Design). Inizia a lavorare nel campo artistico dal 2011, ma sin dalla prima infanzia manifesta un grande interesse per il disegno.

Le sue opere sono sculture che indagano la precarietà della condizione umana. Esse sono realizzate attraverso calchi con coperte bagnate di gesso posizionate su manichini o corpi viventi, sui quali si solidificano. In queste riproduzioni umane, egli cerca di rappresentare la forma corporea, la quale però viene privata di qualsiasi identità. L’opera è una sorta di vestigia dell’essere umano, metafora dell’impossibilità dell’artista di accedere e comprendere i lati più profondi degli altri. Nel 2019 ottiene la sua prima mostra personale “Mutatio tempore” presso la galleria torinese Weber & Weber.

E’ stato selezionato per la 13esima Biennale dell’ Avana e ha esposto nella collezione del Perez Museum a Miami, oltre ad aver esposto insieme ad Hermann Nitsch alla Fondazione Bevilacqua La Masa.

Partecipa e vince alcuni premi nazionali e internazionali: quest’anno è finalista del premio Exibart Prize, nel 2022 è stato nominato Best Artist to invest alla SouthHampton Art Fair e, nello stesso anno, ha vinto il premio “American Art Awards” e nel 2017 ha ottenuto il CBM Art Prize, «Under 30 — Premio città di Torino». Le sue opere sono presenti in alcune collezioni italiane permanenti, tra cui: Castello Cova, Milano; Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; Fondazione Spazio Lancia, Torino; Collezione Pellion di Persano, Torino; Collezione Comune di Torino, Torino. E’ art dealer ad Art Basel Miami per la galleria 11HellHeaven.

Everything in its (Right) Place

Collettiva – Everything in its (Right) Place

PRESS RELEASE

A.MORE gallery è lieta di annunciare “Everything in Its (Right) Place”, mostra collettiva con opere di Thorbjørn Bechmann (1966, Copenhagen, Danimarca), Pietro Campagnoli (1994, Torino), Andrea Fiorino (1990, Siracusa), Marty Schnapf (1977, Indiana, USA) e Neill Wright (1985, Johannesburg, Sudafrica), a cura di Domenico de Chirico.

Col fine ultimo di salvaguardare la questione dell’identità, “Everything in Its (Right) Place”, interrogandosi su questioni complesse quali la libertà e l’autenticità, ambedue generalmente antitetiche rispetto a quella del controllo, si prefigge l’obiettivo di indagare il rapporto, spesso caratterizzato da sfumature discordanti e talvolta mendaci, fra il corpo e lo spazio, fra le forme del sapere e quelle legate al potere, fra la naturalità e l’antropizzazione e fra il comportamento e l’atteggiamento in relazione a quei complessi concetti ossimorici così chiamati di utopia e di eterotopia, ovverosia di ideale e di reale. Secondo tali premesse, questa composita mostra collettiva intende tracciare i contorni di un nuovo percorso, destinato a tutti i cittadini ed in particolar modo ai liberi pensatori e agli estatici creativi, che protende alla realizzazione di un luogo in cui potersi dapprima incontrare e poi confrontare così da poter quietamente riformulare e saldamente architettare una nuova e più fiorente rigenerazione urbana, a sua volta intrisa di relazioni umane, auspicabilmente gentili e sincere, che, a loro volta, si adoperano saggiamente per poter supportare appieno l’ecosostenibilità e tutto quanto può essere favorevole alla prolificazione di formazione, introspezione, interrelazioni e cultura. Pertanto, “Everything in Its (Right) Place” così si compone: Thorbjørn Bechmann, con la sua pittura non rappresentativa, esplora le questioni di processo e di rappresentazione mediante linguaggi visibilmente astratti. Le preoccupazioni centrali della sua pratica artistica sono costituite da tutte quelle questioni legate alla comunicazione, alla sensibilità e ad un linguaggio specificamente non rappresentativo in cui le nozioni di pensiero vengono articolate attraverso le mani e gli occhi dell’artista stesso. Così facendo, le sue opere, da intendersi come ricordi visivi ormai sfocati, sono orientate al processo perpetuo di esperienza e di trasformazione e vengono egregiamente stratificate mediante una moltitudine eterogenea di colori, sfumature e ombre sino a raggiungere uno stadio ideale cosiddetto di “trasparenza”; Pietro Campagnoli indaga, attraverso la sua scultura lirica e granulosa, statica ma impetuosa, la fragilità della figura umana e degli oggetti che la circondano. Nel sofisticato tentativo di rappresentare la forma corporea di esseri animati e non, la quale tuttavia viene privata di qualsiasi identità, le sue sculture sono dei veri e propri calchi, impronte ed impressioni di tutto ciò che fa parte del suo emisfero vitale, sensibile e tattile, metafora aulica dell’impossibilità dell’artista stesso di accedere e comprendere i lati più reconditi dell’altro; nel lavoro pittorico di Andrea Fiorino si alternano fotogrammi provenienti da sogni gentili e conflitti burrascosi, immagini di oggetti talvolta ritrovati talaltra perduti, cartoline di amori che ritornano danzanti e pose di figure solitarie. La sua pittura scomposta viene definita da un segno incisivo e ruvido che sovente la contraddistingue, in costante armonia con colori ricchi di contrasto, pastosi e sempre lucenti. Definibile come pura “joie de vivre”, attraverso la sua ricerca egli vuole condividere le sue esperienze come in un gioco dal dialogo immediato con immagini che ritornano e si mescolano continuamente echeggiando; le opere delicate e conturbanti di Marty Schnapf evocano lo spazio incostante, sensuale e psicologico del sogno, del desiderio, della memoria e della premonizione. Ambienti strutturalmente smaterializzati circondano e penetrano le figure amabilmente sovrapposte o pensierose e in completa solitudine che animano i suoi quadri. Con la dislocazione e la dissoluzione degli elementi compositivi, Schnapf affronta la questione dell’istante non solo così com’è ma anche per come potrebbe essere. In questo modo, il suo lavoro ammette le molteplici potenzialità della cosiddetta simultaneità. Schnapf tesse opere complesse e stratificate che suscitano un impatto psicologico immediato e in continua evoluzione; il multidisciplinare ed empirico Neill Wright esplora vari mezzi come la scultura, l’incisione e la pittura intendendoli concordemente come modi di espressione, traendo ispirazione da una varietà di fonti all’interno della sua esperienza reale di vita vissuta. Il lavoro audace, multistrato e colorato parla di curiosità e amore per il mondo naturale in relazione al caos tipico della vita quotidiana. Elementi astratti e rappresentativi coesistono in modo seducente ma minaccioso evocando sia l’esultanza sia il terrore insiti nell’ignoto e nell’inesplorato.